Il nostro buon Papà un giorno ci disse: «Ragasshi …lesshete i libri di queshto mio carisshimo amico, che shi chiama Charles Bukoshwki e ditemi un po’ che ne penshate! Per me è … Hic! … il più grande shcrittore di tutti i tempi!»
Come è ovvio, noi Narratori delle brutali gest… ehm, noi aedi delle avventure picaresche dei Pirati dei Milan fummo ben felici di ascoltare il consiglio di quel lurido ubriacon… ehm, ecco, noi Narratori, in definitiva, accettammo di buon grado il consiglio letterario di nostro padre – uomo di insospettabili doti di cultura e sensibilità artistica – e leggemmo con piacere tutti i libri di questo Charles Bukowski.
Così, una volta fattaci un’idea più che esaustiva di che parlava questo bestiale alcolizzato di scrittore nei suoi deliranti libr… ehm, una volta letti con attenzione i libri di questo scrittore molto, ma molto sui generis, mentre navigavamo a sud dell’Equatore a bordo della Barracuda insieme a il Papà e a tutti gli altri amici della sua ciurma di tagliagol… ehm … insieme ai bravi marinai imbarcati sulla flotta della Famiglia dei Milan – iniziammo a disquisire dell’opera di Charles Bukowski, visto che il mare era tranquillo, il vascello filava sui flutti senza pena e la notte si annunciava lunga e noiosa.
Noi Narratori allora ci rivolgemmo a il Papà, che in quel momento si trovava in uno stato fisico prossimo al coma etilico per l’abnorme quantitativo di rum ingurgitato e che … ehm ehm, ecco, il Papà era, in quel momento, purtroppo, molto stanco per le gravi fatiche che il giorno gli aveva imposto e, dunque, se ne stava stravaccato per terra, con la schiena appoggiata al parapetto, lo sguardo perso, sonnecchiando, e gli dicemmo: «Ci siamo proprio divertiti tanto a leggere i libri del tuo amico, caro Papà, ma forse … beh, ecco, affermare che questo Charles Bukowski sia il più grande scrittore di tutti i tempi ci pare un’esagerazione, una forzatura. Piuttosto costui ci è sembrato solo un lurido porco pervertito tuo par… ehm ehm … insomma, diciamo che sostenere che costui è il più grande scrittore di tutti i tempi sia più che altro una tua simpatica provocazione e, in questo senso, l’accettiamo e la condividiamo. Comunque, a scanso di equivoci, riconosciamo che questo tuo amico compagno di sbronz… ehm, questo tuo amico forte bevitore con il quale certamente hai frequentato i bar più malfamat … ehm … con il quale avrai frequentato i migliori salotti letterari del mondo, ci sapeva fare con la penna, oltre che con la bottiglia…».
Il Papà sembrava catatonico. Non seguiva il nostro discorso. Il suo amico Pip gli si avvicinò e gli disse: «Papà, ascolta i Narratori, stanno parlando del tuo amico Charles Bukowski e non ne stanno parlando bene … proprio per niente», ma nostro padre ignorò anche Pip e, anzi, sembrò contrariato dal fatto che il giovane mozzo lo avesse disturbato, così con un gesto della mano tremolante lo scacciò.
Noi narratori continuammo: «Questo Charles Bukowski, secondo noi, è uno scrittore capace, senza dubbio, che però vien letto dalla massa più per la fama delle sue imprese alcolico-sessuali descritte nei suoi libri, che per un’esigenza di comprensione disinteressata della sua opera letteraria. Vogliamo dire, caro Papà, che tanti supposti estimatori del tuo amico, in realtà, come direbbe lui, non ci hanno capito un cazzo di niente di quello che ha scritto»
Il Papà, in quell’attimo, mugolò qualcosa di incomprensibile, ebbe tuttavia la forza di sorbire un ennesimo lungo sorso dalla bottiglia di rum che teneva nella tasca della sua logora giacca, poi ritornò a sonnecchiare e a borbottare.
Noi narratori andammo avanti a esprimere il nostro punto di vista sullo scrittore in questione, così come ci era stato chiesto di fare proprio dal nostro buon Papà: «Può darsi che anche noi Narratori non ci abbiamo capito un granché dei suoi libri, mettiamo le mani avanti in questo senso, libri che in tutta onestà intellettuale troviamo un po’ ripetitivi e anche un poco noiosi, ma perlomeno ci siamo avvicinati alla sua letteratura grazie al tuo consiglio e non per quegli odiosi tam-tam battuti dai frequentatori di Pub, bar, taverne, “circoli culturali”, che si passano la parola sul verbo bukowskiano ragliando: «Ueh raga! Avete letto Bukowski, è un grande! É uno che la pensa come noi, noi che siamo contro il sistema, noi che siamo diversi!».
Il Papà sputò all’improvviso per terra stizzito, crediamo per la ragione che sentì pronunciare le parole “centri sociali” e “circoli culturali”, e non certo per le parole “Pub”, “Bar” e “taverne”, poi ritornò a dormicchiare beato sbuffando un po’.
«No, ecco, noi Narratori, stavamo dicendo, ci siamo avvicinati a Bukowski e lo abbiamo apprezzato grazie a te Papà, che ci hai consigliato di leggere i racconti di questo porco travestito da scrittor… ehm ehm … perché tu Papà sappiamo che ami la buona letteratura come forma d’espressione e di sopravvivenza e dunque comprendiamo perchè ci hai consigliato di leggere l’opera di questo tal Charles Bukowski… Lo comprendiamo bene».
Poi aggiungemmo: «A dire il vero Papà crediamo che noi Narratori non saremmo stati granché simpatici al vecchio Hank, così mi par lo chiamavi il tuo amico, giusto?, perché ci è odioso il concetto di bere e scrivere per disperazione, tanto quanto ci ripugna l’idea di passare una notte in uno squallido bar a fissare un bicchiere con accanto uno schifoso ubriacone, come fai tu di solito, nevvero? Sporco assassin… ehm ehm, come alle volte ti capita di passar la notte Papà in qualche taverna dei porti in cui bazzichi durante le violente franchigie, quando la coscienza ti rimorde per il brutale assassinio di tua figlia Luigia, che hai letteralmente trucidato una mattina presto al canto del gallo, quando vivevi in latitanza con tuo padre il Nonno e quell’energumeno lunatico del nostro buon Zio in quel di Robbio Lomellin… ehm, no, no Papà, intendiamo qui solo sottolineare il fatto che la natura esistenziale di Charles Bukowski, che lo ha spinto a comporre questi testi volutamente volgari ma refrattari all’ipocrisia, ci è in fin dei conti avversa nella stessa misura in cui erano avverse per lui le parole “natura” e “romanticismo”; per noi Narratori invece, come ben sai, parole codeste carissime e amatissime poiché esprimono nel linguaggio i concetti ideali a cui siamo più affezionati .
Il Papà ora sembrava guardar le stelle del cielo, che si scorgevano a milioni per la mancanza di contaminazione luminosa, in quel mare nero e silenzioso che è l’Oceano Atlantico quando tranquillo. Nostro padre borbottava tra sé parole incomprensibili. Un marinaio gli si avvicinò perplesso, accese un fiammifero e glielo mise davanti alla faccia facendolo ondeggiare. Il Papà non accennò alla minima reazione. Il marinaio disse: «Puah! Il nostro capitano è ubriaco fradicio».
Noi Narratori eravamo presi dalla nostra disquisizione di critica letteraria, e quindi andammo avanti a parlare rivolgendoci ancora a nostro padre, seppure avevamo notato che quella spugna vivente che tutti chiamano Capitan Papà non ci stava ascoltando: «Eppure caro Papà… Eppure è nella letteratura che sta il vero segreto, non negli uomini! Noi pensiamo che la letteratura altro non sia che la capacità di descrivere in qualche modo i vari aspetti dell’esistenza, sia essa la nostra o quella di qualcun altro o entrambe; e la letteratura è, in questo senso, una specie di fotografia degli innumerevoli universi che appartengono all’uomo, una fotografia tuttavia composta per mezzo delle parole e non con le immagini. E quella fotografia è come se vivesse di una vita propria, un volta stampata, una vita svincolata da quella del suo autore. E a creare questa vitale composizione il tuo amico Charles Bukowski era e sarà per sempre un maestro ribelle, proprio come te Papà, che stupri e accoltell… ehm, che sbatti in faccia ai benpensanti le ignobili contraddizioni della società, ma che, in fondo in fondo, pure tu non sei altro che un innocuo mattacchione che sa riconoscere l’infinito dolore che si cela dietro l’esistenza d’ogni uomo»
Il Papà balzò in piedi all’improvviso, con l’agilità di una scimmia saltatrice della specie Callicebus, e si mise a eseguir un buffo balletto con reverenze e inchini teatrali, che suscitò l’ilarità di tutti i marinai che bighellonavano sul ponte. I marinai allora tirarono fuori lesti una chitarra, un mandolino e un tamburello e diedero abbrivio a degli scatenati reels della tradizione marinara, ai quali il nostro buon Papà molto volentieri si unì.
Noi Narratori ora stavamo tenendo una vera e propria lezione di Storia della Letteratura Americana. Ci alzammo in piedi e continuammo a parlare: «In questo caso non bisogna farsi trarre in inganno: i falliti per Bukowski non sono i disperati protagonisti dei suoi racconti ma, al contrario, tutti quelli che se la “menano” (per usare una parola che in traduzione suonerebbe più o meno così), ricchi o poveri, tutti quelli che hanno in definitiva rinunciato a dire “No, non ci sto!”. Invece è chiaro che Bukowski ha speso tutta la vita a dire NO e lo ha fatto con l’unico strumento valido che aveva a disposizione: la Letteratura. Perché nessuno scrive tanto per scrivere, si provi a dimostrare il contrario! Ogni scrittore ha una ragione più che valida per scrivere. Anche noi Narratori mica scriviamo per l’amor dello scrivere! Suvvia Papà, per chi ci hai presi!? Per dei coglioni? Noi scriviamo perché ci frega solo di riempirci le tasche di schei per andarcela a spassare con qualche bella porno star sul nostro Yatch privat… ehm ehm, no! Assolutamente no Papà! Mai e poi mai noi scriviamo con questi turpi intenti! Noi Narratori scriviamo perché crediamo nell’assoluto valore educativo della Letteratura, perché ci è stata affidata una missione di nevralgica importanza dal Nonno in persona, missione che onoreremo finanche dovesse costarci un colpo di pistola in facci… ehm, fino alla fine dei nostri giorni, indipendentemente dall’interesse economico che la nostra attività di scrittori potrebbe suscitare in futuro. Ebbene caro Papà, allo stesso modo è possibile rilevare l’essenza vera dell’opera del tuo amico Charles Bukowski che, quando lo si legge, sembra voler farci intendere che ogni cosa sia un mero luogo comune. Invece a noi pare proprio che non sia così. Più leggiamo i racconti di questo pervertit… ehm, più leggiamo i testi letterari di questo scrittore e più intravediamo, sotto la scorza del pessimismo nichilista che traspare dalle sue pagine, un nobile sentimento, un sentimento che proviene dal suo cuore (un’altra parola questa odiata, almeno all’apparenza, dal tuo amico), un sentimento autentico che lo indigna e allo stesso tempo lo eleva nello spirito, un sentimento capace di fargli vedere lucidamente come l’uomo riesca a degradare se stesso e a distruggere quel poco d’amore presente nella vita».
Il Papà con alcuni marinai si mise a giocare al gioco della sberla. Nel mentre, tra uno schiamazzo, una risata sguaiata e una bestemmia, gli offrivano mestoli di fumante grog prelevati da un barile, che il nostro buon papà svuotava facendosi colare diritto nel gargarozzo quello storico liquore, che mai mancava a bordo dei grandi vascelli dell’epoca d’oro della marineria a vela.
«Poter dire “No” non è un privilegio concesso a pochi. Tutti, se lo vogliamo, possiamo farlo, possiamo dire NO, e ciò non dipende dal lavoro schifoso che siamo obbligati a fare per campare. Questo è il vero messaggio di Charles Bukowski e lui ce lo dimostra non solo con le parole, ma anche con i fatti!» dicemmo noi Narratori.
Poi proseguimmo nella nostra disamina: «Bukowski odiava il lavoro, ma non perché era un fannullone. Egli nella sua vita ha dovuto sopportare tutta una serie di mestieri che, come lui stesso ci racconta, svolgeva a “muso duro”, perché non erano lavori dignitosi. Tutt’altro. Erano invero lavori sottopagati, dove il dipendente era sfruttato, considerato null’altro che una specie di animale da soma. Per questa ragione i datori di lavoro lo licenziavano, non perché non lavorava, ma perché non si piegava a questa cosiddetta logica che caratterizza il sistema capitalistico a stelle e strisce. Anche noi, a ben vedere, veniamo fucilati dal Nonnetto se non scattiamo rapidi allo zufolo del Secondo Ufficial… ehm, ecco, anche noi marinai dobbiamo spesso sottostare a turni di lavoro massacranti sui ponti dei vascelli senza neppure avere la copertura della mutua se ci ammaliamo, se non ci fermiamo a fare straordinari che poi non ci vengono pagati, se guardiamo l’orologio, se pensiamo che il nostro tempo libero sia più importante dell’azienda alla quale svendiamo la nostra esistenza…».
Sentimmo in quel mentre qualche marinaio proferire parole assai astiose quanto ingiuste al nostro indirizzo: «Già … certo … questi Narratori col piffero che sottostanno a turni di lavoro massacranti sul ponte del vascello come noialtri!» – «Son sempre dietro al cafetano del Nonno e nessuno osa toccarli, perché il vegliardo lo scannerebbe subito» – «Maledetti Narratori … Saprei io come sistemarli» – «Basterebbe una spintarella, magari mentre si arrampicano sulle sartie… sai che bel volo in mare farebbero? Vai poi a capire come mai sono finiti fuori bordo … ».
Ignorammo quelle sconsiderate esternazioni e, rivolgendoci a nostro padre, dicemmo: «Insomma carissimo Papà, noi crediamo che rimanere vivi dentro dipenda per lo più dalla nostra volontà, dalla sensibilità, dallo sdegno e dal coraggio che abbiamo di mandare a fare in cul… ehm, cioè, di rispondere a tono a chi cerca di metterci i piedi in testa e in ciò sta la vera lezione impartita dal tuo amico Bukowski».
Il Papà aveva smesso di bere. Ora canticchiava una vecchia nenia marinara, accompagnato dalle note di uno struggente mandolino suonato all’uopo da un vecchio pirat… ehm, suonato da un anziano onesto lavoratore del mare.
«Sì Papà, sensibilità, dignità e coraggio! Queste sono le parole che, per quanto ci riguarda, definiscono meglio l’uomo Bukowski e naturalmente tutta la sua letteratura. Sembrerà paradossale, ma sotto a quella sua tipica prosa scarna e ossessiva si nasconde un uomo sensibile, spaventato dalla violenza della società, che reagisce aggredendo per difendersi. Esattamente come fa quel pazzo scatenato di tuo fratello, che conosciamo tutti per il suo comportamento maniacal… ehm, come succede quando il nostro buon Zio è schernito brutalmente da facinorosi, i quali poi vengono massacrati con modalità che definire bestiali significa far un grave torto alle bestie stess… intendiamo ivi solo affermare che – per questo usiamo espressioni forti – il Zio reagisce alle aggressioni verbali con altre aggressioni e lo fa per non soccombere e, pertanto, è giustissimo che egli agisca in tale maniera secondo la sempiterna legge della perfetta corrispondenza tra provocazione e reazione, perché la parola resilienza tanto cara al mellifluo politicamente corretto odierno non dovrebbe esistere nel vocabolario di chi viene oppresso».
Il Papà aveva lasciato perdere il canto ed era passato a cercar di eseguire delle verticali tenendosi in equilibrio con le braccia, ma ogni volta che ci provava ruzzolava malamente sul pavimento in legno del ponte. I marinai si sbellicavano dalle risate alla vista di loro padre che si stava improvvisando circense con pessimi risultati.
«Ebbene Papà, in conclusione, noi Narratori preferiamo le poesie ai racconti del tuo amico, perché quest’ultime riescono, a nostro avviso, a trasmettere con più eleganza e discrezione questa sua sensibilità che apprezziamo, questa sua coraggiosa e pura indignazione per le ingiustizie del mondo, ragion per cui siamo qui con voi delinquent… ehm, ragione per cui abbiamo scelto di servire la causa dei Pirati dei Milan. Le sue poesie descrivono infatti un’umanità non filtrata da ipocrisie sociologiche o contrapposizioni politiche, un’umanità che è così balorda perché siamo tutti dei poveretti rimbambiti e quel che è più grave, anche degli schifosi codardi. Mentre tu Papà non sei altro che un velenosissimo serpente buono per la forc… ehm, tu Papà sei per noi una persona dal grande cuore, che più di una volta ha dimostrato amore incondizionato per i figli e soprattutto le figlie».
E poi, Papà, nell’ opera del tuo amico Bukowski il tema della follia umana è sempre presente, come d’altro canto la follia caratterizza le criminali imprese della tua bislacca famigli… ehm, sì, insomma, vogliamo dire che in tutte le famiglie, si sa, qualcuno a cui è rimbalzato il boccino da qualche parte come rimbalza la pallina dentro a un flipper è sempre presente. La domanda semmai che dovremmo porci è: da dove proviene tutta questa devastante follia che trasuda dall’opera letteraria di Charles Bukowski e, per principio di ragionamento speculare, dove siete saltati fuori voi pazzi assassini della Famiglia dei Mila… ? Ehm, sì, ecco, insomma, sosteniamo che sarebbe anche lecito, nonché logico, chiedere quando la determinazione della Famiglia dei Milan nel perseguire il suo nobile ideale di libertà non sconfini nella pura follia».
Il Papà, dopo un ennesimo tentativo frustrato di eseguire una verticale, si accasciò al suolo esausto. Si trascinò in modo penoso di nuovo verso il bordo interno del parapetto. Tirò fuori dalla tasca della giacca la bottiglia di Rum. Bevve un robusto sorso e ripose la bottiglia nella tasca e si rimise a fissar le stelle.
«Carissimo Papà, la verità è che nessuno ha una risposta adeguata per queste domande. E allora, se non ci è concesso di conoscere la fonte della follia che affligge il genere umano, cosa possiamo fare per rendere questa follia un po’ più sopportabile, per cercar di tenerla a bada almeno un poco? Cosa possiamo fare per tentare di opporci alla brava figlia del borghese che, profumata e ben vestita, non la darebbe mai a un fallito ubriacone del tuo stampo? Forse violentarla, come fai tu, luridissimo stupratore di fanciull… ehm ehm … cioè, dobbiamo seguire forse il tuo esempio di uomo che non deve chiedere mai oppure ignorare queste puttanell…ehm, snobbare queste ragazze altezzose? Cosa possiamo fare noi poveri comuni mortali per combattere chi, ogni sera, dopo il lavoro, si brucia i neuroni davanti alla televisione; chi grida slogan politici senza neppure sapere quello che sta dicendo; chi pensa di essere alternativo solo perché veste in una certa qual maniera; chi si crede un artista quando invece farebbe meglio a zappare la terra, chi si definisce “manager” e tratta le persone come se fossero numeri e statistiche e non esseri viventi; chi mente dalla mattina alla sera e dalla sera alla mattina sapendo di mentire? Come si fa a lottare contro tutto ciò senza sprofondare nella palude dei luoghi comuni? Papà ascolta, e questo è il nostro ultimo giudizio di Narratori, il tuo amico Charles Bukowski non è il più grande scrittore di tutti i tempi, ma nel fare la guerra alla follia generata da tutte queste stramaledette idiozie è il numero uno e perciò ti ringraziamo per avercelo fatto scoprire, perché andrebbe letto, compreso e preso a esempio».
Il Papà ribalzò in piedi con un salto degno di un orangutan pungolato con un bastone elettrificato. Avanzò in mezzo al ponte del vascello ondeggiando e caracollando. Parve dunque voler intervenire nel discorso che noi Narratori avevamo fatto sullo scrittore in questione suo caro amico. Il Papà allora gonfiò i polmoni con un profondo respiro, alzò un braccio al cielo come a richiamar tutti gli astanti all’attenzione prima di pronunciar un solenne discorso e poi … poi si sentì un gorgogliante “Burp!” provenire dal suo ventre ricolmo di bevande alcoliche. Dopo il qual potente “Burp”, il Papà rovinò al suolo privo di sensi. Pip e altri tre marinai, vista la mala partita di loro padre, andarono immediatamente in suo soccorso, lo sollevarono di peso e lo portarono sottocoperta nella sua cabina. Noi Narratori invece, avendo assistito a quella ributtante scen… ehm, accertata l’indisposizione fisica di nostro padre, ce ne andammo a poppa via, a scambiar qualche chiacchiera con Herman Cooper, che era di turno alla ruota della Barracuda. Anche il capannello dei marinai che aveva partecipato alle danze e ai canti insieme al Papà si sciolse. Ognuno se ne andò per conto suo chissà dove. Restarono allora solo la Notte e il Mare, a farci dolce compagnia e, certo, anche tutti i nostri sogni e ideali di una vita. Una vita dedicata alla Letteratura e a dire NO quando è necessario dire no. Così come ci par proprio che ha fatto Henry Charles Bukowski.

https://it.wikipedia.org/wiki/Charles_Bukowski
Andrea Cominelli e Diego Trigili